Una storia che si ripete da 45 anni
Da giovane,
passando da piccoli paesini non ancora travolti dalla "civiltà
consumista", e salendo i pascoli e
le abetaie che anticipavano l'saltante salita in vetta, sognavo di
possedere una piccola baita, isolata nel bosco, al margine di radure erbose e
profumate di ciclamini e funghi.
Erano gli
anni '50, il tempo dello zaino in spalla, della bicicletta e della Lambretta.
Era il mio
sogno, frenato dalla carenza di denaro, e, tutto sommato, dalla famiglia che si
sosteneva sul mio lavoro.
Da sposato,
anni dopo, il sogno era ancora intatto e quante volte transitando in auto su
strade asfaltate e sostando negli stessi paesini ormai raggiunti dal progresso
e dal turismo di massa, pur avendo perso
l'originario fascino dell'avventura mi
rimaneva sempre nella mente il chiodo fisso della "Baita tra i
boschi" e nelle narici quei profumi della natura respirati anni prima.
Il
matrimonio, la famiglia e la nascita di due figlie avevano messo una pietra
tombale sull'spetto avventuroso del mio sogno anche se, condividendo la mia
passione con la montagna, erano disposti a trascorrere le loro vacanze nelle
valli, purché l'abitazione riproducesse buona parte delle comodità cittadine.
Era caduta
la prima pera, ma consideravo il bicchiere "mezzo pieno" e cercammo
una soluzione condivisa.
Tutto
sommato ebbi fortuna. Trovammo, ancora in costruzione, una casa che
soddisfaceva il mio primo desiderio.
Un piccolo
paesino.
Osservando
sulla carta riuscimmo a scegliere un appartamento che, pur non essendo avvolto
da boschi e abetaie, distava poche centinaia di metri dalla pineta e, infine,
estremamente importante, con una meravigliosa vista su tre bellissime montagne,
Grem, Menna e Arera.
Ancora più
interessante il fatto che, in futuro, il panorama non sarebbe mai stato
nascosto alla mia vista considerando che una valletta erbosa, impediva
qualsiasi ulteriore costruzione.
On a le cul
bordé de nouilles.
Fu così che
il mese di maggio del 1974 acquistammo la tanto sognata e desiderata "casa
in montagna".
Erano anni
in cui le precipitazioni nevose erano abbondanti e, a pochi chilometri, erano
sorti impianti di sci alpino adatti a
inesperti e provetti sciatori. Ne approfittammo.
Lunghe escursioni
estive sulle cime circostanti, altrettanto belle giornate invernali e
primaverili sulle piste dell'Arera, raggiungibili con moderni impianti di
risalita.
Al mattino
bastava affacciarsi dal terrazzo per controllare la situazione meteo e il
funzionamento degli impianti; in caso positivo pochi minuti per attrezzarci e
via: la giornata era nostra.
Per oltre
quindici anni la frequentazione fu intensa. Ogni periodo dell'anno che
presentasse vacanze o festività infrasettimanali era l'occasione per lasciare
la città e trasferirci nel "nuovo mondo".
Facemmo
amicizia con altri villeggianti e organizzammo escursioni anche di più giorni,
sulle montagne circostanti, Ne approfittammo per compiere più volte il giro dei
Rifugi seguendo il "Sentiero delle Orobie".
In estate e
in inverno la nostra casa era un porto di mare: amici che ci raggiungevano approfittando
dell'ottima cucina offerta da Gabriella, la chief del nostro "Ristorante
Miramonti".
Poi, le due
ragazze iniziarono ad avere un loro "giro" di compagnie e a porre
obiezioni ad accompagnarci. L'inverno non presentava più nevicate rilevanti e
gli impianti di risalita cessarono di funzionare.
Alcuni amici
villeggianti iniziarono a lasciare il luogo di vacanza e la compagnia
lentamente si estinse quasi completamente.
Il paesino,
finito il periodo consumista di rincorsa alla seconda casa, lentamente ritornò
alle origini: un tranquillo e quieto agglomerato di case posto su un poggio
assolato tutto l'anno.
Un villaggio
adatto a noi (ormai) anziani.
Nessun
rumore ti sveglia al mattino, il nostro terrazzo ci ospita per la colazione, il
pranzo e la cena con l'immutabile panorama che ci riempie l'anima e il profumo
di bosco che ti penetra nelle narici.
Una botta di
vita che ogni anno si perpetua e, che ci auguriamo, si possa godere ancora un lungo
futuro.
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